Durante il periodo natalizio, Chiara Ferragni ha lanciato il suo pandoro in collaborazione con Balocco a scopo benefico. Le vendite sono state numerose, ma più di qualcuno aveva già individuato qualche problema nella pratica commerciale. La prima fu Selvaggia Lucarelli che fece notare come il numero di vendite dell’articolo non incrementava la beneficenza, in quanto le parti avevano già concordato per una determinata somma. Adesso anche l’Antitrust ha voluto vederci chiaro.
Chiara Ferragni nei guai: istruttoria in corso sui pandori Balocco
Non ci sono dubbi che il pandoro di Chiara Ferragni targato Balocco abbia rubato la scena a tutti i competitor nell’ultimo periodo natalizio. D’altronde, lo scopo benefico ha sicuramente incrementato le vendite visto che i proventi sarebbero andati all’ospedale Regina Margherita di Torino. Eppure c’è un nodo particolare che va sciolto. Quale? Secondo l’Antitrust, il modo in cui veniva presentata l’offerta avrebbe indotto in errore il consumatore. In che modo? In molti pensavano che “più pandori si vendevano e più fondi andavano in beneficenza”, ma in realtà la beneficenza sarebbe stata già decisa a prescindere dall’andamento delle vendite del prodotto.
Chiara Ferragni: pratica commerciale scorretta?
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato quindi un’istruttoria nei confronti della Balocco Spa Industria Dolciaria per presunta pratica commerciale scorretta in relazione all’inziativa con Chiara Ferragni. Non a caso, secondo l’Antitrust, il consumatore potrebbe essere stato indotto all’errore in quanto poteva pensare di contribuire alla donazione in favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino. Il resto dei proventi delle successive vendite, quello che ha superato la cifra della beneficenza pattuita inizialmente, infatti, sarebbe finito nelle tasche delle parti concordanti.
Dunque ora cosa succede? Il colosso dolciario rischia provvedimenti molto severi e un’ammenda salata. Secondo gli ultimi aggiornamenti, infatti, sono già partite ispezioni nelle sedi dell’azienda. Per quanto riguarda l’imprenditrice digitale non dovrebbero esserci sanzioni.
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