L’ultima puntata di Falsissimo, “Il Prezzo del Potere”, ha catalizzato milioni di visualizzazioni in pochi giorni e rimesso al centro il nome di Alfonso Signorini. Tra foto private, chat e telefonate, Fabrizio Corona ha alzato i toni del racconto, spingendo molti a chiedersi quali rischi giuridici stia correndo. Il conduttore, intanto, ha fatto sapere di aver coinvolto i suoi legali. Cosa può succedere adesso? E quali sono i confini tra cronaca, privacy e diffamazione?

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Lo tsunami di visualizzazioni e il contesto

In appena quattro giorni l’episodio ha superato i quattro milioni di views, secondo video più visto del canale YouTube dopo uno speciale pubblicato mesi fa. La forza d’urto non è solo nei numeri: la puntata dura sessantasei minuti e mette in fila accuse gravi, elementi di vita privata, presunte chat e telefonate. È la combinazione tra contenuti e amplificazione social ad aver creato il “caso”.

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La mossa di Alfonso Signorini e la replica di Fabrizio Corona

Alfonso Signorini è apparso in tv (tra Mattino 5 e Dietro la Notizia) ma sul merito ha mantenuto il riserbo, dichiarando al Corriere della Sera di aver già affidato tutto agli avvocati. Fabrizio Corona ha ribattuto su Instagram con un «ti serve un bravo penalista». La dialettica pubblica continua, ma lo scontro reale si sposta su un terreno tecnico-giuridico, dove contano prove, pertinenza e modalità di acquisizione dei materiali.

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Penale, civile o Garante: le strade sul tavolo

L’avvocato Simone Aliprandi, esperto di diritto d’autore e comunicazione, ha ricordato che il perimetro è scivoloso. Diffamazione in sede penale è una via possibile, ma rischia di allargare l’esposizione pubblica degli atti; in sede civile si può puntare al risarcimento per danno d’immagine; sul fronte privacy c’è il reclamo al Garante per trattamento illecito di dati personali. Ogni strada ha logiche, tempi e ricadute differenti, anche in termini comunicativi.

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Diritto di cronaca: oneri di verità, pertinenza e continenza

Invocare il diritto di cronaca non basta. Come osserva il giornalista del Fatto Quotidiano Franz Baraggino, chi pubblica deve poter dimostrare l’autenticità delle chat, la verità sostanziale dei contenuti e, punto più delicato, la pertinenza e la non gratuità denigratoria del racconto. Inoltre, la copertura della cronaca non sana un’eventuale acquisizione illecita dei materiali. La tenuta legale, quindi, passa per questi tre pilastri.

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Alfonso Signorini e Antonio Medugno: il nodo delle chat e la prossima puntata

Fabrizio Corona sostiene di aver letto chat appartenenti ad Antonio Medugno, che dovrebbe essere protagonista anche della prossima puntata di Falsissimo: un dettaglio che, nelle sue intenzioni, rafforza la liceità del possesso. Resta il banco di prova più complesso: l’autenticità e la pertinenza dell’uso in un racconto pubblico, specie quando coinvolge dati sensibili e immagini private.

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La via “silenziosa”: l’ipotesi della transazione

L’avvocato Aliprandi non esclude un esito lontano dai riflettori: una transazione privata, con eventuale accordo economico e clausola di riservatezza. È la soluzione meno spettacolare ma più rapida per chiudere contenziosi ad alta temperatura, evitando il logoramento di un processo (penale o civile) e ulteriori esposizioni pubbliche.

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Cosa rischia davvero Fabrizio Corona adesso

Lo scenario dipende da due variabili: i passi legali che deciderà di compiere il team di Signorini e i contenuti della prossima puntata di Falsissimo. In caso di azione penale, il fronte è quello della diffamazione e dell’eventuale violazione della privacy; sul civile, l’obiettivo sarebbe un risarcimento per danno d’immagine, mentre il Garante potrebbe intervenire su eventuali trattamenti illeciti di dati personali. La tenuta difensiva di Corona passerà da prove verificabili, acquisizione lecita dei materiali e continenza espositiva. Senza questi cardini, il “diritto di cronaca” rischia di non bastare.

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L’onda di Falsissimo ha acceso i riflettori, ma ora la partita si gioca su carte, norme e responsabilità. Tra penale, civile, privacy e possibili accordi, la rotta la tracceranno i legali. Il resto — visualizzazioni e meme — non decide l’esito, ma può pesare sull’immagine di tutti i coinvolti.

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