Ormai giunto all’età di 90 anni, Emilio Fede è tornato ad essere un uomo libero. Il giornalista ha finito di scontare la sua condanna ai domiciliari poi affidata ai servizi sociali. In totale 4 anni e 7 mesi che gli hanno cambiato la vita dopo il processo Ruby bis. A raccontarlo è direttamente lui a Non è l’Arena, dove ha spiegato di non sentirsi totalmente libero. Lo scorso anno sua moglie è morta dopo una lunga malattia, un avvenimento triste che rende lo sconto di pena un po’ meno dolce.
Emilio Fede: la fine della condanna
Durante l’ultima diretta di Non è l’Arena, Massimo Giletti ha spiegato al suo pubblico di aver ricevuto una telefonata da Emilio Fede poche ore prima della puntata e quindi l’ha poi chiamato. Le parole del noto giornalista sono un mix di emozione e rammarico: “Sono libero, è tornata la vita! Anche se in un momento difficile, tu lo sai, ho perso mia moglie, che era anche una tua grande amica. Finalmente posso guardarmi attorno e tornare ad essere quel ragazzo che dal cuore della Sicilia per scoprire chissà quali malefatte”. Fede e la moglie erano sposati da 57 anni, la sua morte è arrivata il 23 giugno, il giorno prima del compleanno di Emilio (24 giugno 1931) dopo molti anni di malattia.
Emilio Fede: le lacrime dopo lo sconto di pena
Con la voce tremante e l’emozione di potersi definire finalmente libero, Emilio Fede ha aggiunto al telefono con Massimo Giletti: “Ho rivisto la mia vita tra le lacrime, fra l’amore, gli amici, i colleghi. La dedico a te, cara Diana, ti dedico tutto questo”. Il 19 luglio 2013, assieme agli altri due imputati, era stato condannato dal Tribunale di Milano nell’ambito del processo Ruby bis a 7 anni di reclusione e all’interdizione a vita dai pubblici uffici, per induzione alla prostituzione, favoreggiamento della prostituzione e favoreggiamento della prostituzione minorile, più all’interdizione da uffici di mezzi di informazione considerati come pubblici uffici. Venne assolto dall’accusa di induzione alla prostituzione minorile.
Emilio Fede: il lungo processo
La prima luce, Emilio Fede la vide quando Il 13 novembre 2014 la corte d’appello gli ridusse la pena a 4 anni e 10 mesi, con le accuse riqualificate nel solo favoreggiamento della prostituzione di una maggiorenne, mentre viene assolto dalle accuse di induzione alla prostituzione e favoreggiamento della prostituzione minorile. E ancora quando Il 7 maggio 2018 la corte d’appello gli ridusse ancora le pene, condannandolo a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione di Ruby.
A causa dell’età avanzata (88 anni allora) e delle condizioni di salute, Fede ha scontato la pena in detenzione domiciliare, in quanto, recependo la giurisprudenza di Cassazione, il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha stabilito l’11 ottobre 2019 che “in carcere sarebbe stato sottoposto ad un’enorme sofferenza”.