Durante la mattinata del 12 Novembre 2024 il movimento femminista «Bruciamo tutto» ha messo in atto una protesta simbolica davanti all’Università La Sapienza di Roma, nell’anniversario del femminicidio di Giulia Cecchettin. Le attiviste hanno portato una panchina rossa, dipinta di nero e contornata da bambole, per evidenziare l’urgente necessità di agire contro la violenza sulle donne. Un’attivista ha spiegato l’azione con parole forti e toccanti, sottolineando la stanchezza di sentirsi ridotte a “meri corpi pronti per essere ammazzati”. L’iniziativa ha catturato l’attenzione della comunità universitaria e ha sollevato riflessioni sulla necessità di un cambiamento radicale. Ecco come si è svolta la protesta e il significato dietro i simboli utilizzati.

Il significato della panchina rossa e delle bambole

La panchina rossa è diventata simbolo universale della lotta contro la violenza sulle donne, e la scelta di portarla all’Università La Sapienza è stata fortemente simbolica. Le attiviste di «Bruciamo tutto» hanno deciso di dipingerla di nero, un colore che rappresenta il lutto e la perdita. Attorno alla panchina sono state disposte bambole, sia sopra che per terra, simboleggiando le vite innocenti e spezzate. L’intento era chiaro: ricordare tutte le donne vittime di violenza, e in particolare onorare la memoria di Giulia Cecchettin, uccisa un anno fa. Questo gesto ha catturato l’attenzione dei presenti e sottolineato quanto il problema della violenza di genere sia ancora attuale e drammaticamente rilevante.

La voce delle attiviste di «Bruciamo tutto»

Durante la protesta, una delle attiviste ha preso la parola per spiegare il significato dell’azione: “Oggi siamo qui in università a un anno dall’omicidio di Giulia Cecchettin, abbiamo portato una panchina rossa che abbiamo voluto dipingere di nero in nome di tutte le esistenze di donne strappate quest’anno. Noi siamo qui con il solo potere della nostra voce, senza violenza, perché siamo stanche di essere ridotte a meri corpi pronti per essere ammazzati e ridotti a essere un numero su un giornale.” Queste parole hanno risuonato tra gli studenti e il personale dell’università, portando con sé un messaggio di dolore e speranza per un futuro diverso e più giusto.

La reazione della comunità universitaria

La protesta del movimento femminista «Bruciamo tutto» ha suscitato varie reazioni tra gli studenti e il personale accademico della Sapienza. Molti hanno osservato la panchina nera e le bambole con emozione e riflessione, comprendendo la portata simbolica dell’azione. La scelta di protestare senza violenza, ma con un messaggio potente e visibile, ha reso l’iniziativa ancora più incisiva. La comunità ha avuto modo di riflettere sulle parole dell’attivista e sulla realtà quotidiana di troppe donne che vivono sotto la minaccia della violenza. Questo gesto, pur semplice, ha acceso una luce sull’importanza di un intervento collettivo e duraturo per il cambiamento.

Il blitz del movimento «Bruciamo tutto» ha portato un messaggio chiaro e deciso: la violenza contro le donne non può essere più ignorata. L’azione simbolica alla Sapienza ha scosso la comunità, chiedendo un impegno condiviso per contrastare un problema che non può più essere sottovalutato. Queste iniziative, anche se dolorose, ci ricordano che il cambiamento parte dalla consapevolezza e dall’azione comune.