Intervistato dal settimanale “Nuovo”, l’avvocato Giorgio Assumma, legale di Maurizio Costanzo e suo migliore amico, ha raccontato di essere stato accanto al conduttore e giornalista romano nelle sue ultime ore di vita e ha parlato anche della vedova, Maria De Filippi, che conosce bene e di cui si preoccupa. Assumma, infatti, ha spiegato che la De Filippi dietro un aspetto freddo e scostante nasconde una forte emotività. Costanzo per lei era più di un marito: era un confidente, un amico, un collega con cui si confrontava anche dal punto di vista lavorativo, e la sua assenza improvvisa è stata un dolore atroce di cui inizia appeno a rendersi conto.
Morte Maurizio Costanzo, le parole del suo migliore amico
Nell’intervista, Giorgio Assumma ha rivelato di essere corso al capezzale di Maurizio Costanzo appena ha appreso che le sue condizioni erano disperate ed è rimasto con l’amico fino al suo ultimo respiro. “Era ancora cosciente. La figlia Camilla gli ha chiesto di recitare l’Ave Maria e lui ne ha sussurrato i primi versi per poi interrompersi e dirle: ‘Non ce la faccio, continua tu a pregare per me'” sono state le parole commosse del legale. Assumma ci ha tenuto inoltre a precisare che non si saranno dispute per l’eredità (come si mormorava all’inizio) perché Camilla, Saverio e Gabriele, i tre figli di Costanzo, sono molto uniti.
Giorgio Assumma rivela: “Sono preoccupato per Maria De Filippi”
Da questo punto di vista, dunque, l’uomo è tranquillo, mentre quello che lo preoccupa maggiormente sono le condizioni di Maria De Filippi. “Dietro l’apparente distacco” ha detto l’amico di Maurizio Costanzo, riferendosi alla vedova, “nasconde un’emotività profonda, come ho capito quando l’ho vista soffrire per la perdita dei genitori”. “Può sempre contare sul sostegno del figlio Gabriele e sulla valvola di sfogo del lavoro, ma avrà bisogno di tanto amore da parte di noi amici per colmare, nei limiti del possibile, il vuoto che sente” ha concluso Giorgio Assumma.
L’uomo non ha commentato invece la decisione di Maria De Filippi di tornare subito al lavoro, forse per cercare di trovare una “normalità” che le consentisse di affrontare il dolore.
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