È una storia che riguarda tutti, non solo i vip. Stefano De Martino ha scoperto che le telecamere della casa della compagna Caroline Tronelli sono state hackerate e che alcune immagini intime sono circolate online. L’episodio è stato denunciato immediatamente: la Polizia postale sta seguendo le tracce telematiche, mentre l’avvocato Angelo Pisani annuncia azioni legali anche contro chi diffonde o commenta illecitamente i contenuti. In gioco non c’è solo la privacy di un volto noto, ma la sicurezza digitale di chiunque utilizzi sistemi di videosorveglianza domestica.
Che cosa è successo a Caroline Tronelli e Stefano De Martino: l’hack delle telecamere di casa
Secondo la ricostruzione, ignoti sono riusciti a violare da remoto il sistema di videosorveglianza dell’abitazione di Caroline Tronelli, registrando e copiando immagini di Stefano De Martino e diffondendole poi in rete e su gruppi Telegram. La dinamica rientra in un fenomeno purtroppo in crescita: accessi abusivi a smart cam e NVR tramite password deboli o software non aggiornati.
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Quando Stefano De Martino ha scoperto tutto: la data chiave del 9 agosto 2025
Il legale di Stefano De Martino, Angelo Pisani, ricostruisce l’attimo esatto in cui la coppia ha realizzato l’accaduto: “Stefano, come può capitare a tutti noi che viviamo “nel mondo del grande fratello” e sempre vicini a un device, ha scoperto di essere stato spiato il 9 agosto mentre era a casa, quando alcuni utenti del web hanno segnalato che girava in Rete un video privato intimo in compagnia della fidanzata Caroline Tronelli. Immediatamente è stata depositata denuncia e richiesta ogni forma di tutela e punizione dei colpevoli.”
Come è avvenuta la violazione: la tecnica degli hacker
Angelo Pisani entra nel merito delle modalità: “Come denunciato, gli hacker, sempre più spesso giovani esperti, ma anche bande organizzate di criminali informatici capaci di violare ogni sistema web, sono riusciti a introdursi illegalmente e telematicamente nel sistema di videosorveglianza della casa di Caroline Tronelli, guardando tramite le telecamere e impossessandosi di immagini private, per poi diffonderle in Rete. La Polizia postale seguirà le impronte telematiche dei ladri di privacy e rintraccerà il computer da cui è partito l’attacco informatico.”
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Chi indaga: il ruolo della Polizia postale
La Polizia postale ha avviato le attività di digital forensics: analisi log, percorsi IP, server di appoggio e canali di condivisione. L’obiettivo è identificare il punto d’ingresso e i soggetti che hanno esfiltrato e diffuso i file, oltre a chi li ha rilanciati. In parallelo, il team legale sta predisponendo azioni in sede penale e civile.
Perché riguarda tutti: privacy, reato e responsabilità
Il caso di Stefano De Martino illumina un tema generale: i reati di accesso abusivo, intercettazione illecita, trattamento illecito di dati e diffusione di contenuti privati possono coinvolgere anche chi “solo” salva o inoltra file. Non è un “giochino social”: è un danno concreto alla dignità e alla sicurezza delle persone.
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La linea dell’avvocato di Stefano De Martino, Angelo Pisani: azioni a 360 gradi
Il legale di Stefano De Martino sintetizza la strategia e i possibili scenari investigativi: “I responsabili dell’intrusione e furto video/dati dovrebbero avere le ore contate: nonostante le difficoltà e continue novità del sistema anche i criminali informatici lasciano impronte e tracce telematiche che li inchiodano alle loro responsabilità. Poi bisogna seguirle e vedere dove è, o dove sono, i server. Se scopriamo che l’attacco è partito da qualche Paese lontano, sarà più complicato catturare e perseguirli, una volta individuati, ma intanto ci sono tante altre violazioni e responsabilità da punire. Infatti precisiamo che la nostra azione legale non è solo contro chi ha rubato i video, che risponde di gravi reati e danni conseguenziali, ma anche contro chi gestisce, li diffonde o li commenta in Internet senza rispetto delle norme e dei valori o anche solo per “svago” perché con i diritti personali e privacy altrui non si scherza.”
Cosa possono fare gli utenti: le buone pratiche minime
Al di là delle indagini, questo caso ricorda alcune regole base: aggiornare firmware di cam e router, creare password complesse e uniche, attivare autenticazione a due fattori, disattivare l’accesso remoto se non necessario, segmentare la rete domestica (IoT separati dai device personali). Sono passaggi semplici che alzano molto l’asticella della sicurezza.
La vicenda di Stefano De Martino e Caroline Tronelli non è “solo gossip”: è un campanello d’allarme sui rischi legati alla videosorveglianza connessa. La risposta—tra denunce, indagini della Polizia postale e azioni civili—fa scuola: proteggere la privacy è un diritto, farlo valere è un dovere.
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